Guarda questo breve filmato: concentrati non solo su quanto puoi ascoltare, ma anche sugli elementi visivi (scritte e disegni) che ti permetteranno di fissare in modo più efficace i concetti principali.
Puoi mettere il video in pausa, farlo partire dall’inizio o riascoltare solo alcune parti: insomma, prenditi i tuoi tempi per portare a termine il filmato.
Durante la visione, le domande ti aiuteranno a riflettere su quanto è stato spiegato nel filmato.
 
 
Il contenuto della lezione è disponibile anche in formato audio. Puoi ascoltarlo oppure scaricarlo cliccando qui.

podcast


 
 
Leggi il brano seguente e poi prova a svolgere gli esercizi che ti proponiamo.
 
 
INTRODUZIONE
 

Robinson Crusoe, di Daniel Defoe, è considerato il primo romanzo moderno d’avventura.
Il suo protagonista riesce a salvarsi dal naufragio e a sopravvivere su un’isola quasi deserta per ventotto anni, con l’unica compagnia di Venerdì, un indigeno che salva da morte certa. Alla fine una nave lo riporterà in patria.

Sebbene sia stato scritto più di trecento anni fa (nel 1719), il racconto comunica ancora oggi forti emozioni: il timore per una natura selvaggia e minacciosa, la paura che si prova in situazioni impreviste e rischiose, il coraggio di sfidare i pericoli e lottare fino all’ultimo respiro per sopravvivere.

Nel passo che ti proponiamo, Robinson durante la traversata per raggiungere le coste dell’Africa, dovrà affrontare una terribile tempesta che mette in pericolo la sua vita.

 
TESTO
 

Mentre eravamo in questa tragica situazione e l’impeto del vento non accennava a placarsi, di prima mattina uno dei nostri uomini prese a gridare: «Terra!» e noi ci precipitammo fuori della cabina a guardare, nella speranza di capire in quale luogo della terra fossimo capitati. Ma in quel momento la nave si incagliò1 in un banco di sabbia immobilizzandosi, cosicché le onde presero a frangersi contro di essa con tale violenza che tutti ci aspettavamo di perire da un istante all’altro, e subito tornammo sotto coperta per ripararci dalla spuma e dagli spruzzi del mare.

[…] Non sapevamo nulla: né dove fossimo né su quale terra eravamo stati scaraventati, se fosse un’isola o un continente, se fosse abitata o deserta; e siccome il vento, anche se diminuito, soffiava ancora furibondo, non potevamo sperare che la nave reggesse ancora a lungo prima di sfasciarsi, a meno che il vento cessasse di colpo, grazie a una specie di miracolo. Pertanto ci guardavamo l’un l’altro, nell’attesa imminente della morte. […]

In questa situazione terribile l’ufficiale in seconda2 mise mano alla barca3, e aiutato dagli altri uomini dell’equipaggio riuscì a issarla e a gettarla fuori bordo; poi vi entrammo (eravamo undici), mollammo i cavi e ci affidammo nelle mani di Dio e del mare in tempesta. A questo punto la nostra situazione apparve né più né meno che disperata, perché era chiaro che la barca non avrebbe potuto resistere e noi tutti saremmo annegati. Vele non ne avevamo, e se anche ne avessimo avute non sarebbero servite a nulla; cosicché facemmo forza sui remi puntando verso terra, ma con la morte nell’animo, [...] perché capivamo che non appena la nostra imbarcazione fosse stata vicina alla riva sarebbe stata ridotta in mille pezzi dalla violenza delle onde. Ciononostante affidammo le nostre anime a Dio, e siccome il vento ci sospingeva in direzione della sponda, affrettammo la nostra fine con le nostre stesse mani vogando quanto più in fretta possibile verso la spiaggia. […]

Dopo aver remato, o piuttosto essere andati alla deriva4, per circa un miglio, a occhio e croce, un’onda scatenata, una vera montagna d’acqua, ci piombò addosso mugghiando5 sulla poppa, e comprendemmo all’istante che quello era il coup de grace6. In una parola, c’investì con tale violenza da capovolgere immediatamente la barca; ci scagliò lontano, sia dalla barca, sia l’uno dall’altro, e fummo inghiottiti senza nemmeno avere il tempo d’invocare il nome di Dio. Non è possibile descrivere il profondo turbamento che provai quando sprofondai in acqua; pur essendo un esperto nuotatore non mi riusciva di sottrarmi al vortice delle onde per riprender fiato, finché l’ondata, dopo avermi sospinto, o meglio trascinato di peso, verso la riva e dopo aver esaurito il suo impeto, rifluì lasciandomi quasi in secco, ma mezzo morto per l’acqua che avevo deglutito7. Tuttavia ebbi ancora la presenza di spirito8 e il fiato necessari per capire che mi trovavo più vicino alla terraferma di quanto avessi creduto cosicché mi rimisi in piedi e cercai di arrivare a riva, prima che un’altra ondata mi sommergesse e tornasse a travolgermi. Ma quasi subito mi resi conto che non era possibile evitarla: vidi infatti il mare aggredirmi alle spalle, alto come il dorso scosceso di una collina e furibondo come un nemico contro il quale non avevo né la forza né i mezzi per combattere; dovevo badare a trattenere il respiro, cercando di mantenere la testa fuor d’acqua, e nuotando senza perder fiato raggiungere la riva, poiché ora la mia maggior preoccupazione era che il mare, dopo avermi trasportato per un buon tratto verso terra, non mi riportasse indietro nel suo moto di riflusso9 verso il largo. L’onda che ora mi si abbatté addosso mi seppellì istantaneamente nella sua massa, a venti o trenta piedi10 di profondità, e io per un gran tratto mi sentii scaraventato con forza e velocità inaudita verso la sponda; ma io trattenni il fiato e impegnai ogni mia energia per spingermi nella stessa direzione. Stavo per scoppiare per lo sforzo di trattenere il respiro, quando sentii che risalivo a galla e con immediato sollievo mi accorsi di emergere con la testa e le mani fuori dall’acqua; e sebbene non mi riuscisse di restarvi per più di due secondi, pure ne trassi un profondo sollievo, e servì a ridarmi fiato e coraggio. A lungo l’acqua tornò a sommergermi, ma non al punto di non poter resistere, e quando l’onda si fu esaurita e prese a ritirarsi, io tornai a spingermi avanti e anche questa volta toccai il fondo con i piedi. Rimasi fermo qualche istante mentre l’acqua rifluiva per riprendere fiato, poi raccolsi tutte le forze che mi restavano per buttarmi verso la riva. Ma questo ancora non bastò a sottrarmi alla furia del mare, che tornò a frangersi su di me, e per due volte ancora fui sollevato dalle onde e portato avanti come prima, perché il fondo era molto piatto e saliva gradualmente verso la battigia11.

Poco mancò che la seconda di queste due ultime ondate non mi fosse fatale12, perché il mare, dopo avermi sbattuto in avanti come prima, mi depose, anzi mi scagliò con tale impeto contro uno scoglio, da lasciarmi privo di sensi e quindi nell’impossibilità di preoccuparmi oltre della mia salvezza. Il colpo, infatti, mi raggiunse alle spalle e al petto, togliendomi tutto il fiato che avevo ancora in corpo, e se in quel momento fosse arrivata un’altra ondata, senza dubbio sarei morto soffocato dall’acqua. Per fortuna mi ripresi un attimo prima che l’onda ritornasse, e dal momento che l’acqua si sarebbe di nuovo rovesciata su di me, decisi di aggrapparmi saldamente alla roccia e trattenere il respiro (se avessi avuto la forza di resistere) in attesa che l’onda si fosse ritirata. Ora, siccome mi trovavo ormai più vicino alla riva, e la violenza del mare vi arrivava un poco attutita, riuscii a tenere la presa finché l’onda non si ritrasse; poi feci un’altra corsa portandomi così vicino alla terraferma che l’ondata successiva, sebbene mi ricoprisse, non mi sommerse al punto di travolgermi; e con un’altra corsa toccai terra, ed ebbi il conforto di arrampicarmi su per la scogliera che delimitava la sponda e di lasciarmi cadere sull’erba, al riparo da ogni pericolo e dalla morsa del mare13. Ero dunque arrivato a terra sano e salvo, e subito levai gli occhi al Cielo per ringraziare Iddio di avermi salvato la vita in una situazione che solo pochi istanti prima sembrava non lasciar spazio ad alcuna speranza.

(riduz. e adatt. da D. Defoe, Le avventure di Robinson Crusoe, Bibliotheka, Edizioni di Eureka3, Roma 2015)

  1. la nave si incagliò: la chiglia della nave, cioè la parte sommersa, venne in contatto con il fondale e si bloccò.
  2. ufficiale in seconda: nella gerarchia militare chi sostituisce il comandante della nave.
  3. mise mano alla barca: prese una scialuppa di salvataggio che era a bordo.
  4. deriva: essere stati trascinati dalla forza del vento e delle onde.
  5. mugghiando: il rumore delle onde rimanda al muggito dei bovini. Il verbo è usato anche per il vento e il tuono.
  6. coup de grace: colpo di grazia, il colpo mortale che in passato veniva dato ai feriti gravi in battaglia per evitare loro sofferenze peggiori. Qui significa “definitivo, mortale”.
  7. avevo deglutito: avevo bevuto.
  8. ​​​​​presenza di spirito: prontezza, capacità.
  9. moto di riflusso: movimento dell’onda che si ritira dopo aver toccato la riva.
  10. venti o trenta piedi: otto o nove metri; quindi molto a fondo.
  11. battigia: punto in cui l’onda del mare tocca la spiaggia.
  12. fatale: mortale.
  13. morsa del mare: stretta del mare.

 
BIOGRAFIA DELL'AUTORE
 

Daniel Defoe (1660-1731) è stato uno scrittore inglese, ed è considerato il primo romanziere d’avventura.

La sua opera più famosa è il romanzo Robinson Crusoe.

 
 
 
Ripassa i concetti fondamentali del percorso con questa mappa di sintesi, che puoi anche scaricare in formato PDF.

Mappa in pdf
 
 
Sei giunto alla fine di questo percorso: non ti resta che metterti alla prova e valutare quanto sei riuscito a cogliere degli argomenti trattati. Prima di autovalutare la tua preparazione, puoi guardare, ascoltare o leggere nuovamente i materiali a tua disposizione.
 
TEST DI AUTOVALUTAZIONE
  • Completa le frasi in modo corretto.
  • Per superare il test devi rispondere correttamente ad almeno il 60% delle domande.
  • Hai a disposizione un solo tentativo per superare il test.
  • Leggi con attenzione le domande prima di dare la risposta.
Inizia