Guarda questo breve filmato: concentrati non solo su quanto puoi ascoltare, ma anche sugli elementi visivi (scritte e disegni) che ti permetteranno di fissare in modo più efficace i concetti principali.
Puoi mettere il video in pausa, farlo partire dall’inizio o riascoltare solo alcune parti: insomma, prenditi i tuoi tempi per portare a termine il filmato.
Durante la visione, le domande ti aiuteranno a riflettere su quanto è stato spiegato nel filmato.
 
 
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Leggi il brano seguente e poi prova a svolgere gli esercizi che ti proponiamo.
 
 
INTRODUZIONE
 

Un ragazzino molto povero chiede alla madre di portargli dal mercato un tamburo. La madre però riesce solo a rimediare un pezzo di legno. Il bambino esce a giocare e, dopo una serie di prove a cui è sottoposto, ritorna a casa con un vero tamburo. Anche in questa fiaba si celebra la generosità di chi non ha molto ma dona comunque quello che ha, se qualcuno ne ha bisogno. Dona generosamente quello che hai e sarai premiato, insegna la fiaba.

 
TESTO
 

Una povera donna aveva un solo figlio. Lavorava sodo, puliva le case e macinava il grano per i ricchi in città. In cambio riceveva un po’ di grano e riusciva a racimolare il necessario per vivere. Ma non poteva permettersi di comprare vestiti o giocattoli per il figlio. Una volta, mentre andava al mercato a vendere del grano, chiese a suo figlio: «Che cosa posso portarti dal mercato?».
«Un tamburo! Mamma, portami un tamburo!»
La donna sapeva che non avrebbe mai avuto abbastanza soldi per comprare un tamburo al figlio, e dentro di sé soffriva.
Andò al mercato, vendette il grano e comprò della farina di ceci e del sale. Era triste perché doveva tornare a casa a mani vuote. Perciò, quando vide per la strada un pezzo di legno, lo raccolse e lo portò al figlio. Il ragazzo non sapeva che farsene, ma fu contento lo stesso e lo portò con sé quando uscì a giocare.
Intanto una vecchia stava accendendo la sua stufa per cucinare usando dei panetti di sterco di vacca, ma il fuoco non attecchiva e si era formata una nuvola di denso fumo che le faceva lacrimare gli occhi. Il fanciullo si fermò e chiese alla vecchia perché mai stesse piangendo. La donna rispose che non riusciva ad accendere il fuoco. Il ragazzo disse: «Prendi questo pezzo di legno, puoi usarlo per fare il fuoco!». La vecchia accettò con piacere: accese il fuoco, mise del pane a cuocere e poi ne diede un pezzo al fanciullo.
Egli continuò il suo cammino finché arrivò alla casa di un vasaio. La moglie del vasaio teneva in braccio un bimbo che piangeva e agitava le braccia. Il ragazzo le chiese perché il bambino stesse piangendo e lei rispose che aveva fame, ma in casa non c’era nulla da mangiare. Allora il ragazzo le diede il pane che aveva in mano e lei lo porse al bambino, che mangiò avidamente e smise di piangere. La moglie del vasaio fu molto riconoscente e diede al ragazzo una pentola di coccio. Proseguendo il cammino, il ragazzo giunse al fiume. Lì vide un lavandaio che stava discutendo con sua moglie. Si fermò a domandare per quale motivo stessero litigando e questi spiegò: «Lei ha rotto l’unica pentola che avevamo. Ora non posso far bollire i vestiti prima di lavarli al fiume». Il ragazzo disse: «Smettete di litigare! Ecco, prendete questa pentola!». Il lavandaio fu molto felice perché quella pentola era più grande di quella che si era rotta. In cambio diede al ragazzo un mantello. Il ragazzo proseguì il suo cammino e giunse presso un ponte, dove incontrò un uomo che tremava di freddo perché non aveva nulla indosso. Gli domandò che cosa fosse successo e quello raccontò: «Stavo tornando in città con questo cavallo quando una banda di briganti mi ha attaccato e mi ha rubato tutto, compreso i vestiti! Mi hanno lasciato solo il cavallo!». Il ragazzo lo rassicurò: «Non temere, prendi questo mantello!». «Sei molto gentile!» esclamò l’uomo, e gli diede in cambio il suo cavallo. Il ragazzo prese il cavallo e dopo un po’ incontrò un corteo nuziale con i musicisti, lo sposo e la sua famiglia. Ma tutti se ne stavano seduti sotto un albero con le facce tristi e disperate. Il ragazzo si fermò a domandare per quale motivo fossero così tristi e il padre dello sposo disse: «Dobbiamo celebrare le nozze di mio figlio, ma non abbiamo il cavallo per lo sposo. L’uomo che lo doveva portare non è arrivato e non è bene che uno sposo si presenti a piedi alle nozze! Ora si sta facendo tardi e il tempo propizio per la cerimonia sta per passare!». Allora il ragazzo offrì il proprio cavallo e tutti si rallegrarono per l’insperato dono. Quando lo sposo chiese al ragazzo che cosa volesse in cambio, questi rispose: «C’è una cosa che mi puoi dare: il tamburo che sta suonando quel musicista!». Lo sposo non fece fatica a convincere il musicista a dare il proprio tamburo al ragazzo. Il percussionista, infatti, sapeva che avrebbe ricevuto una ricompensa con cui avrebbe potuto comprarsene uno migliore! Così il ragazzo tornò dalla madre suonando il proprio tamburo nuovo a tutto spiano e le raccontò come fosse riuscito a ottenerlo grazie a un pezzo di legno raccolto per la strada.

(adatt. da Fiabe indiane. Tra ghiacci, foreste, fiumi, deserti, a cura di A. Consolaro, Giunti, Firenze 2005)

 
 
 
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